La filosofia come menzogna: Giorgio Colli e la scrittura
Con una delle sue intuizioni più geniali, Giorgio Colli ha considerato la filosofia come una riforma espressiva, di tipo eminentemente letterario, introdotta da Platone nei suoi dialoghi e data definitivamente per acquisita nella forma del trattato dagli autori successivi. Contrariamente a quanto comunemente inteso, la filosofia nascerebbe come una tensione erotico-conoscitiva orientata al passato, al non-più di una sapienza orale ormai andata perduta, segnando così un processo di decadenza. Seguendo il principio feuerbachiano dell’Entwicklungsfähigkeit, il seminario si propone di ricostruire, approfondire e complicare l’affascinante intuizione di Colli relativa all’insorgenza “letteraria” della filosofia, problematizzando il ruolo che, all’interno delle sue opere, viene ad assumere il gesto platonico. Cosa vuol dire, infatti, collocarsi nello iato che separa oralità e scrittura, poema e trattato, dialettica e retorica? E quale può essere il significato del contributo aristotelico? A tal riguardo, nel tentativo di andare con Colli oltre Colli, ci si servirà delle teorie di alcune tra le voci più importanti e originali della filosofia e della letteratura contemporanea.