In Filosofia dell’espressione, Colli definisce il suo concetto filosofico di “espressione” come “ciò che chiamiamo realtà”, specificando che “1) la realtà non è che linguisticamente determinata, e quindi la realtà, non può che rappresentarsi attraverso il logos; 2) oppure, in un senso più ampio, la realtà stessa è espressione: essa deve quindi strutturare ciò che viene indicato come “realtà”“ (FE, 170). Sulla scia di questo concetto colliano, cercherò di suggerire come il logos di Medea in Pindaro (P. IV) rimandi ad una alterità non umana, ossia ad un’alterità divina ed oracolare che precede la sfera del nominabile. Intesa con Colli come “espressione”, tale alterità costituisce e struttura la realtà di Medea e degli Argonauti — il loro mondo, il loro destino — come il prodotto del logos, ossia come il prodotto della techne specifica del linguaggio.